Pubblicato su politicadomani Num 88 - Febraio 2009

Personaggi
Domenico Fontana
Una carriera di successo fra il Regno Pontificio e quello di Napoli

di Ciro La Rosa

Architetto tra i più attivi del Rinascimento, nacque a Melide (Canton Ticino) nel 1543.  Emigrò con il fratello Giovanni, ingegnere idraulico, e come altri architetti ticinesi giunse a Roma presso Papa Gregorio XIII. Fu nominato capomastro  nei cantieri Vaticani. Entrò nelle grazie del cardinale Felice Peretti, futuro papa Sisto V. L’incontro segnò una svolta importante nella sua carriera: gli furono affidati vari incarichi tra cui la costruzione nella basilica di Santa Maria Maggiore di una cappella - detta Cappella Sistina (da non confondere con quella di Michelangelo in Vaticano) -, della Loggia della Benedizioni nella chiesa di San Giovanni in Laterano, di diversi palazzi monumentali tra cui palazzo Montalto di proprietà del cardinale Peretti. Dopo l’ascesa  al soglio pontificio del cardinale il Fontana venne nominato “Architetto di San Pietro” e nominato Cavaliere dell’Ordine dello Speron d’Oro. Nei cinque anni in cui lavorò per conto del pontefice il Fontana accentrò nelle sue mani tutte le competenze sui lavori pubblici, oltre a quelle istituzionali dovute al suo ruolo. Una posizione che, oltre ai rischi, gli procurò anche notevoli guadagni. 
Con il fratello Giovanni disegnò l’acquedotto Felice che portò l’acqua nelle zone alte della città, la fontana del Mosè, il ponte di Borghetto. Realizzò anche, insieme a Giacomo Della Porta, la cupola di San Pietro aggiungendovi la lanterna. Nel 1586 innalzò l’obelisco di Piazza San Pietro, ne fece poi un resoconto che pubblico col titolo “Della trasportatione dell’obelisco vaticano e delle fabriche di Sisto V” edito in Roma nel 1590, sfruttando la sua conoscenza di statica innalzò atri tre obelischi antichi:in Piazza del Popolo, in Piazza Santa Maria Maggiore ed in Piazza San Giovanni in Laterano negli anni 1587/8. Pensò anche alla trasformazione del Colosseo in un opificio per la filatura della lana, un progetto rimasto (per fortuna) solo in embrione.
Alla morte di Sisto V, avvenuta nel 1591, la fortuna gli voltò le spalle, fu allontanato e rimosso dalle cariche pubbliche, si tentò persino un procedimento giudiziario nei suoi confronti per abusi amministrativi. Ma la fortuna era dietro l’angolo, venne chiamato a Napoli, nel 1593, la più grande capitale del Regno della penisola italiana del sovrano più importante d’Europa il Re di Spagna e di Napoli, non con  un incarico minore ma altrettanto prestigioso ed onorevole, restandovi per sempre con la sua famiglia ricevendo onori e ricchezze, sino alla sua morte avvenuta a Napoli nel 1607. Qui visse la fase più matura della sua vita, chiamato dal  Vicerè Conte di Miranda per occuparsi del sistema idrico della città ed al progetto di riqualificazione urbana di Napoli, memore della sua attività di bonifica della Paludi Pontine.
Nel Regno di Napoli si occupò della ristrutturazione  del porto di Bari e di Napoli; nominato Cavaliere dell’Ordine del Toson d’Oro,  realizzò la strada di Chiaia e  di Santa Lucia, costruì Palazzo Carafa della Spina, e proseguì i lavori di bonifica. Nel 1600 avviò il progetto della sua opera più importante in Napoli la costruzione del Palazzo Reale a cui lavorò fino alla sua morte. È sepolto nella chiesa di Sant’Anna dei Lombardi in Napoli (detta anche chiesa di Monteoliveto)  entrando nel sagrato a destra.

 

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